Per voi sono così
lontano dai miei sensi
da vedermi con gli occhi appesi
e le orecchie impastate.
E dite: Pazzo dove vai!
Urlate sottovento
poiché sono polena e timone
ed ora ascolto il tamburo del vento
che sprona le mie vene.
E ancora dite: ti perderai!
Ma non sapete vedere
che il labirinto è nel cielo
e che ora ho le ali.
Ora sapete solo dire che cadrò a pezzi...
Sappiate almeno riconoscere
chi, raccogliendo le mappe
del tempo trascorso,
sta costruendo il proprio giaciglio.
Sia esso di rovi e petali,
sassi e sabbia,
onde e bonaccia...
ma che sia
finalmente il letto dove riposare.
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